Dopo due anni di silenzio discografico, i RaestaVinve tornano con un gesto forte e controcorrente. Il loro nuovo singolo, “Mi vuoi bene o no”, debutterà dal vivo il 10 luglio a Porto Rubino, senza alcuna uscita digitale prevista prima della fine dell’estate. Una scelta radicale, che punta sul valore dell’esperienza e dell’ascolto condiviso. Il brano, tra elettronica e introspezione, porta la firma inconfondibile del duo e un ritornello destinato a far discutere. Ne abbiamo parlato con loro in esclusiva: tra visioni artistiche, provocazioni e verità scomode, ecco cosa ci hanno raccontato.
Il ritorno dei RaestaVinve si apre con un singolo che si fa attendere: c’è un gusto nella sospensione che oggi si è perso?
Sicuramente i Raestavinve sono nati con una valanga di cose da dire, di esperienza e di esperimenti da fare. Siamo stati accolti bene dalla critica. Ma per noi è stato un periodo molto intenso, abbiamo deciso di ripartire, ma di farlo godendoci più ogni cosa. Anche la sospensione stessa prima della pubblicazione. Uscendo da automatismi troppo stereotipati.
“Mi vuoi bene o no” è un titolo diretto, quasi infantile, ma il contenuto è stratificato: ci raccontate questo contrasto?
Spesso le cose davvero importanti sono più semplici di quanto sembri. Ci si illude invece che ci sia una scala di grigi in cui si possa trovare la propria strada. La nostra vita in questo momento ci ha fatto capire che è importante essere chiari con gli altri e con se stessi, senza trucchi o inganni. Magari è solo un periodo…
Il brano verrà suonato prima di essere pubblicato: sentite un’urgenza di recuperare il rito del “primo ascolto dal vivo”?
Abbiamo bisogno di ripartire nel giusto modo, e un genuino e vero incontro con la gente è il trampolino migliore. Porto Rubino per noi è stata un'occasione bellissima, Peschici ha visto crescere i Raestavinve: quale momento migliore per fare un lancio, Spotify ci perdonerà se regaliamo prima una canzone a chi ci seguirà…
Il ritornello ha la stoffa di uno slogan generazionale: come lo avete costruito?
Come succede nel novanta percento dei casi delle nostre canzoni Stefano butta giù strofe e sound, Vincenzo i ritornelli… Evidentemente era ispirato e carico da due anni! In questa canzone abbiamo cercato di tirar fuori un po' di noi raccogliendo esperienze ed espressioni istintive…
La produzione di Maurizio Loffredo porta nuove sonorità: che ruolo gioca l’elettronica nel vostro linguaggio attuale?
L'elettronica è fondamentale per noi, e anche per Maurizio, con i Mahatmos. A questo giro abbiamo voluto seguire un estetica un po' anni 70. Abbiamo cercato sonorità che vengono un po' dalla Francia e dall'Inghilterra dove l'elettronica gioca sempre un ruolo importante…(Zaho de Sagazan, Clara Luciani, Metronomy)
Qual è oggi la responsabilità di un progetto musicale indipendente in un panorama in continua trasformazione?
Come spesso accade i progetti che partono, quelli che “ce l'hanno fatta” raggiungono una stabilità editoriale che in un certo senso li vincola a girare fuori risultati anche a costo di tirar fuori macedonie di frasi fatte o ad effetto che spesso non hanno nulla a che spartire col soggetto che scrive. Rimanere indipendenti ha tanti limiti ma quanto meno non ti costringe a cercare per forza un risultato. Sei più onesto, e questa onestà dovrebbe essere a nostro parere più sotto i riflettori. Non solo quando ogni tanto ti arriva sotto il naso a Sanremo.