Default Image

Months format

Show More Text

Load More

Related Posts Widget

Article Navigation

Contact Us Form

Breaking News

Enrico Lombardi: con “Girasole” arriva il suo inno alla terra

Cantautore di lungo corso tra le righe abruzzesi e non solo, Enrico Lombardi torna in scena con un primo singolo pubblicato da Kutmusic ad anticipare il suo disco di inediti. Si intitola “Girasole” questo primo singolo arricchito anche da un videoclip dalle trame classiche diretto da Matteo D'Aloia e Agostino Potenza: una canzone semplice, pulita, pop nel suo valore alto di condivisione. Canzone ecologista sulla nostra terra consegnata alla vista di un “Girasole”, elemento che prendo a simboleggiare l’occhio e l’anima di una natura che l’uomo violenta senza alcun filtro e morale. Una canzone priva di presunzione che si macchia anche di quell’America folk appena sottolineata dalla scelta della lap steel di Luca Mongia come arrangiamento quasi principale.

Primo singolo ad aprire la strada di un nuovo disco. Qualche buona anticipazione e curiosità?
No, è presto per parlare di un disco, anche se attualmente sto lavorando alle pre-produzioni con il mio produttore artistico, Stefano Campetta. Il nuovo singolo Girasole costituisce un episodio separato, che vive autonomamente, come anche lo saranno i prossimi due singoli che usciranno per l’etichetta Kutmusic, forse anche un terzo entro giugno 2021. Sono canzoni pronte già da un po’ di tempo, che non ha senso mantenere chiuse nel cassetto, per tutta una serie di motivi più artistici che promozionali. Il disco ci sarà e conterrà nuove canzoni del tutto inedite, a tutti gli effetti sarà la mia opera prima, spero entro il 2021. Ma nel frattempo che lavoro al disco, mi piace far vedere la luce a canzoni che sono dentro di me già da tempo.

Un suono pop dove però, a rompere le abitudini, arriva questa Lap Steel che traghetta il tutto altrove… in un’America folk oserei dire. Che significato gli dai?
L’arrangiamento di Girasole è frutto di una collaborazione con altri musicisti. Lavoravamo ad uno spettacolo live, Tre in uno, dove con altri due cantautori Luca Mongia ed Eugenio Paludi, e insieme al batterista Ferdinando Ferri e al bassista Fabrizio Crecchio, preparavamo uno spettacolo che comprendesse inediti di tutti e tre i cantautori. L’arrangiamento finale della versione originaria di Girasole che ho portato in sala prove risulta essere, per cosi dire, corale: frutto cioè della sensibilità di ognuno e del bagaglio collettivo di ascolti ed esperienze. Il batterista Ferdinando Ferri ha suggerito di accelerare il ritmo della versione originale del brano, inizialmente acustica e intimista, e Luca Mongia alla Lap Steel ha fatto proprio il tema che già eseguivo con una chitarra standard. Il risultato finale è l’amalgama rock-folk che sentite, frutto anche dei nostri ascolti comuni per la musica americana anni ’70. Io credo abbia qualcosa di De Gregori, che pure negli ultimi album ha attinto molto dall’America di Bob Dylan, di cui è enormemente innamorato.

Eppure nella forma, del video come della canzone, sei un’anima devota a quel pop anni ’90 che da sempre, costume dopo costume, non ci ha mai abbandonato. Perché questi riferimenti?
Credo perché è negli anni novanta che ho formato maggiormente il mio modo di intendere e vivere la musica. Partendo dal grunge americano e passando per il britpop inglese, ma ascoltando anche album pilastri della musica italiana, pure molto diversi tra loro, come Spirito dei Litfiba, Catartica dei Marlene Kuntz, e poi in generale Carmen Consoli, Silvestri, Negrita, ma anche Canzoni di Lucio Dalla, La Favola di Adamo ed Eva di Gazzé. Inevitabilmente ciò che vivevo come attuale in quegli anni mi ha influenzato e mi influenza ancora oggi, al di là del lavoro di ricerca a ritroso che uno poi può compiere, vedi agli anni settanta italiani e americani. Ma sul fatto di affermare che sono un anima devota al pop anni novanta, aspetterei di valutare le mie prossime uscite. Magari anche solo per confermartelo definitivamente, eh.

E in particolare a quali nomi dobbiamo pensare quando ascoltiamo Enrico Lombardi?
Ah, guarda.. questo è un domandone, perché inevitabilmente si crea uno scollamento tra quelli che sono i miei riferimenti attuali e i collegamenti che poi le persone fanno con altri artisti ascoltando la mia musica. Io adoro ascoltare i Radiohead, Riley Walker, Lucio Dalla, Piers Faccini, Ben Harper, gli Afterhours, i Marlene Kuntz, Umberto Maria Giardini, Brunori Sas, questi sono i primi che mi vengono in mente. Poi alcune mie amiche mi hanno chiamato per dirmi che quando hanno sentito brani come Prima che di Daniele Silvestri, o alcuni brani di Niccolò Fabi, hanno pensato a me. In questi casi sento in qualche modo di ricevere complimenti, perché ritengo Silvestri e Fabi due grandissimi artisti italiani, che curano la musica allo stesso modo delle parole, cosa molto importante per me. E a volte, indagando su cosa abbia generato questo collegamento nei vari ascolti, individuo anche aspetti del mio brano o del mio modo di cantare e suonare che hanno fatto maggior breccia, e di cui non avevo consapevolezza.

E se invece dell’ecologia pensassimo all’ipocrisia di facciata con cui viviamo su questa terra? Io l’ho letta anche così…
Una lettura interessante di Girasole, sicuramente sensata se pensiamo ai rapporti interpersonali contemporanei: siamo così presi ad allargare la nostra cerchia di contatti e amici su Facebook o Instagram e ad avere sempre più follower per gli artisti, che poi ignoriamo di individuare un reale valore, vicinanza, in questi nuovi contatti. Siamo superficiali, ipocriti, e qui la prima persona plurale sta a dirti che io certo non sono esente nel commettere questi errori. Occorrerebbe trovare una visione più ecologica, ovvero più sostenibile, dei rapporti umani, votata al significato e alla condivisione dei valori invece che all’inseguimento dei millemila follower.