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“Il canto delle paure”, il nuovo singolo di Tommaso Sangiorgi: tra emozioni e connessioni


Tommaso Sangiorgi torna con "Il canto delle paure", un brano intimo che affronta il tema delle insicurezze e delle relazioni autentiche. Con un sound che unisce cantautorato classico e influenze moderne, il singolo racconta la ricerca di un punto d’incontro tra le differenze.

In questa intervista, Tommaso condivide il suo percorso musicale, le sue influenze e l’importanza del suo team, in particolare del produttore Romolo Peluso. Scopriamo insieme la storia dietro "Il canto delle paure".

Ciao Tommaso, benvenuto sulle pagine di Cherry Press! Raccontaci un po’ di te. Quando ti sei avvicinato alla musica?
Ciao a tutti! Mi sono avvicinato alla musica quando avevo sei anni. Ero un bambino molto timido, ma il mio professore di musica non si fece problemi e mi fece cantare "La Gabbianella e il Gatto" di Ivana Spagna davanti a tutta la scuola, durante una recita scolastica.
Fin da subito, sentii il palco come casa mia. Ricordo una standing ovation generale e l'orgoglio dei miei genitori: fu il primo vero colpo di fulmine nei confronti della musica. Mi emozionai tantissimo e, nonostante la timidezza, sul palco mi sentii incredibilmente sicuro di me.
Crescendo, mia madre mi ha sempre fatto ascoltare molti cantautori italiani della tradizione classica. Durante le superiori, ho sentito l'esigenza di scrivere le mie canzoni: inizialmente con uno stile più rap, poi, con il tempo, sono passato a una scrittura più cantautorale e classica.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?
Il mio stile è stato profondamente influenzato dalla musica che mia madre mi faceva ascoltare da piccolo: Lucio Battisti, Lucio Dalla, Zucchero, De Gregori e, in generale, tutto il cantautorato classico italiano.
Successivamente, durante le superiori, con il mio migliore amico ascoltavamo tantissimo rap: Marracash, Fabri Fibra, Inoki e altri artisti della scena urban. Questo ha segnato molto il mio approccio iniziale alla scrittura.
Andando avanti, soprattutto tra il 2017 e il 2018, con l’ondata indie in Italia, mi sono avvicinato a cantautori come Gazzelle e Calcutta, che sono stati per me una grande fonte di ispirazione. Oggi il mio stile è il risultato di tutte queste influenze, un mix tra cantautorato classico, sonorità moderne e un approccio alla scrittura diretto ed emotivo.

Tre aggettivi per definire la tua musica.
Intima. Autentica. Emozionale. 

Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Il messaggio che voglio comunicare con il mio ultimo singolo è che, nonostante le difficoltà e le incompatibilità nei rapporti, esiste sempre un punto d’incontro. Le paure dell’uno possono essere spiegate all’altro e, viceversa, diventare un’occasione per costruire un legame più sano, solido e autentico.
Anche tra persone con caratteri molto diversi può esistere un punto in comune, e a volte può essere qualcosa di semplice ma potente, come un abbraccio. Quel gesto, per quanto piccolo, può rappresentare l’inizio di una comprensione più profonda.

Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto… ma a cui avresti sempre voluto rispondere. 
Più che una domanda riferita a me stesso, mi piacerebbe tanto parlare di chi c’è dietro alla mia musica, dell’incredibile team che crede fortemente nel progetto. Mi riferisco in particolare a Big Bounce Music e a tutti i professionisti che ne fanno parte, con cui ogni giorno mi confronto, ma soprattutto a Romolo Peluso, il mio produttore. Chiamarlo produttore è riduttivo, perché è anche un grandissimo amico, un grande psicologo, un maestro di meditazione e un musicista straordinario.
In questo anno e mezzo di clausura musicale in studio, Romolo mi ha insegnato tantissimo e continua a farlo con estrema professionalità, ma anche con passione e amore nei confronti della musica e del progetto che ha per le mani. Troppo spesso parliamo dei frontman e dei cantanti, ma poco di chi sta dietro le quinte e crea le solide basi per costruire una carriera solida nel tempo.
Romolo mi ha insegnato tanto, soprattutto dal punto di vista della scrittura, ma soprattutto dell'atteggiamento da avere nei confronti della scrittura. Più che aiutarmi a scrivere i testi, mi supporta psicologicamente nel creare canzoni che superano se stesse, che giorno dopo giorno raggiungono sempre di più il nucleo del vero Tommaso. Mi aiuta a lasciare da parte quella maschera che la società ci costringe a mettere, e che spesso anche nella musica ci impedisce di essere veramente noi stessi. La vera forza comunicativa di un artista risiede nell’autenticità. Romolo mi sta insegnando a rimuovere quel muro che spesso ci impedisce di esprimere la nostra poesia, per dar vita a una musica che emerga da dentro, che fluisca spontaneamente nelle canzoni.

Per concludere, quale messaggio vuoi lanciare ai lettori di Cherry Press?
Credo nei sogni perché danno vita, speranza e leggerezza, non solo per quanto riguarda il nostro io, ma anche per il mondo intero e tutta l’umanità. È un messaggio che lancio ai lettori, invitandoli a credere anche loro nei propri sogni.