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"La paziente zero" il nuovo libro di Angela Gagliano. L'intervista


Tornano le interviste agli scrittori del Collettivo Scrittori Uniti. Questa volta è il turno di Angela Gagliano con il nuovo libro "La paziente zero", pubblicato da  Les Flâneurs Edizioni nella collana  Bohemien.

Ciao Angela e benvenuta sulle pagine di Cherry Press! Come è nata la tua passione per la scrittura?
Sin da quando ero piccola, ascoltare e leggere storie mi dava piacere. Sognavo, un giorno, di poter trasmettere la stessa emozione ad altri, scrivendone di mie.

Quali sono stati i tuoi scrittori di riferimento nella età formativa?
Il genere al quale mi sono approcciata con maggiore interesse è stato il fantasy, grazie a Terry Brooks e Lewis. Ho divorato, uno dopo l’altro, i libri di King. Più tardi, mi sono appassionata alle storie di Khaled Hosseini e Niccolò Ammaniti.

Nell’ottobre del 2011, viene pubblicato il tuo primo romanzo fantasy (Pantheos. I sigilli). Sapevi già che avresti continuato a scrivere e a pubblicare nuovi romanzi? Raccontaci il tuo percorso fino ad arrivare ad oggi.
È stata un’esperienza allo sbaraglio e vincere un premio letterario importante, alla prima pubblicazione, mi ha dato una grande carica. Da quel momento ho deciso di intraprendere la strada con consapevolezza e professionalità. Mi sono affidata a persone competenti, in materia di editoria, e oggi posso dirmi soddisfatta di quello che ho costruito. Anche se, non ne avrò mai abbastanza!

Qual è stata la scintilla che ti ha portato a scrivere "La paziente zero"?
Purtroppo, fu la notizia del suicidio di una adolescente che mi ha portata a riflettere su quanto sia difficile oggi affermarsi senza dover a tutti costi scendere a compromessi. In una realtà sempre più -social-, l’informazione è fondamentale. In questa storia ho voluto esprimere il disagio giovanile, ma sopratutto le conseguenze di un comportamento ermetico da parte dei genitori, che spesso rifiutano la realtà, per la paura e per l’incapacità di affrontare i problemi dei figli. Farsi aiutare non è un’espressione di debolezza, ma di grande coraggio.



Com’è nato il titolo e quanto tempo ha impiegato a scrivere il libro?
Sono stati gli eventi narrati che mi hanno guidata alla scelta del titolo. Questa storia non aveva nome, finché non è stata completata. E a quel punto, si è battezzata da sola.

Sappiamo che promuovi attivamente i tuoi romanzi che trasformi in sceneggiature teatrali dal 2015. Come è nata questa passione per il teatro?
La mia attività teatrale si evolve ogni anno di più. Ho iniziato senza alcuna base, assistita da un gruppo di appassionati che sono stati maestri, complici e amici. Oggi dirigo una compagnia che ha tanta voglia di costruire e di dare. Non siamo professionisti, ma lavoriamo con professionalità e abbiamo conquistato un pubblico che ci segue con affetto.

Come ti trovi con il Collettivo Scrittori Uniti? Ritieni importante lo strumento Fiera per l’autore emergente?
Ci conosciamo da anni e con alcuni membri ho instaurato un rapporto di reciproca stima e amicizia. CSU è una vetrina importante, che permette agli autori di avere visibilità, anche in luoghi difficilmente raggiungibili, dal punto di vista logistico.

Progetti per il futuro?
Sono impegnata nella stesura di un romanzo ambientato nella Sicilia degli anni ‘70. Un omaggio alla mia terra di origine.
Per quanto riguarda il teatro, in questo periodo di emergenza sanitaria, ho avviato un progetto di regia a distanza, che mi permette di realizzare dei cortometraggi, condivisibili sul web. Il primo cortometraggio “Come ti cambia il condominio (il coronavirus)” ha già riscosso un discreto interesse.

Intervista a cura di Barbara Scardilli